Dal 1923 è patrono degli
alpinisti, ha dato il suo nome a
due celebri passi alpini e anche alla simpatica razza canina dotata di
botticella per il salvataggio in montagna. È San Bernardo di Mentone,
che in realtà, però, non sarebbe nato nella località della Savoia, come
si legge in una cronaca del XV secolo, ma ad Aosta intorno al 1020 da
famiglia valdostana.
e poi, da Agostiniano, gli venne affidato l'incarico di ripristinare il
valico detto «Mons Jovis» (Gran San Bernardo). Si narra che per far ciò
dovette lottare contro le pretese di un demonio e alla fine lo precipitò
giù da una rupe.
Di sicuro c'è che, partendo dall'abbazia svizzera di Bourg-Saint-Pierre,
fondò un monastero in cima a quello che oggi è il Gran San Bernardo, a
quota 2.470 metri è un posto di sosta e ospitalità per viaggiatori e
pellegrini, nonché l'abitato più elevato d'Europa.
Grazie
a uomini come lui, l’Europa ha rialzato la testa mille anni fa, dopo
aver preso schiaffi per secoli un po’ da tutti: Arabi, Normanni, Slavi,
Ungari... Di lui è ricordata propio l’opera di rianimatore della
vitalità europea in uno dei suoi punti più colpiti: il passo di Monte
Giove (detto poi in suo onore Gran San Bernardo).
E’ l’importantissimo valico che consente il viaggio lineare da Londra
alla Puglia, per merci, persone, idee. Dice una preghiera in suo onore:
"Il miracolo di Monte Giove, o Bernardo, mostrò la tua santità,
qui tu hai distrutto un inferno e costruito un paradiso".
Alla fine del IX secolo, forze arabe partite dalla loro base
di La GardeFreinet (Costa Azzurra) hanno occupato con altri valichi quello
di Monte Giove e i villaggi dei due versanti. Qui si sono poi dedicati a
rapimenti, sequestri, uccisioni, incendi di monasteri, chiese, paesetti.
Ci sono poi signorotti locali, cristiani, che li assoldano volentieri per
le loro contese; e non manca chi si spinge fino a imitarli nelle
estorsioni. Questo è l’“inferno” e finisce dopo che nel 973
Guglielmo di Provenza distrugge la base araba di La GardeFreinet,
provocando il ritiro delle bande dai monti. Per l’alto valico (a 2.470
metri) riprendono i passaggi, con gravi disagi per ciò che è stato
distrutto o bruciato.
E
qui arriva Bernardo, che non porta subito il “paradiso”, anzi:
il suo lavoro inizia nella prima metà dell’XI secolo con molte
difficoltà e pochi mezzi, ma con un’idea innovatrice: tagliare a metà
la consueta tappa St.Rhémy (Val d’Aosta) BourgSt. Pierre (Vallese) e
stabilire una tappa intermedia proprio sul valico. Intorno all’idea, per
opera sua e dei suoi continuatori, si sviluppa l’organizzazione.
Invece di un semplice rifugio, i viaggiatori, i cavalli, le merci,
troveranno accoglienza organizzata, servizio efficiente, sotto la
direzione di una comunità monastica impiantata da lui, e cresciuta dopo
di lui, con lo sviluppo di edifici e servizi dalle due parti del valico.
A Bernardo si attribuisce anche la fondazione dell’ospizio sull’Alpe
Graia (Piccolo San Bernardo) ma la cosa non è certa.
E poi c’è l’altro Bernardo: il predicatore, non solo
nella Vallée; anche nella zona di Pavia, ad esempio e nel Novarese: in
sintonia con la riforma della Chiesa, Bernardo si batte contro
l’ignoranza e i cattivi costumi del clero, l’abbandono dei fedeli, il
commercio delle cose spirituali. E’ la parte meno nota della sua vita,
ma è anche quella che impegna tutte le sue forze. Bernardo muore
appunto facendo questo lavoro, mentre si trova a Novara, la cui cattedrale
custodirà poi le sue spoglie.